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domenica 23 dicembre 2012



Auguro a tutti un periodo di verità, onestà, apertura e chiarezza interiori, 
per un 2013 di crescita e soddisfazione in se stessi.
Non importerà ricevere complimenti e premi, ma sapere che si è dato il meglio di sé. 
Un sorriso a ognuno di voi e buona vita!

I wish everyone a time of inner truth, honesty, openness and clarity,
for a year 2013 of growth and self realization.
It will not matter if we'll receive congratulations and prizes, if we acknowledge 
we've given our very best.
A smile to each of you and happy life!

mercoledì 12 dicembre 2012

ritorno da Te Aotearoa-1

Arthus Pass, Isola del Sud

otaria al parcheggio di Kaikoura

Kea ad Arthur Pass

Pohutukawa, Christmas tree

Punakaiki pancake rocks

Il Kiwi alla night house dello zoo di Auckland
Te Aotearoa- la terra della grande nuvola bianca- è il nome dato dai primi scopritori polinesiani alla Nuova Zelanda. E la grande nuvola, bianca o grigia, ci ha accompagnato per buona parte del viaggio, in una primavera dai bruschi cambiamenti climatici- ma lo sapevamo- con piogge, sole (poco e ardente) venti antartici, e anche una grandinata.
Che dire? Il nostro viaggio fisico nel mito è concluso, ma la mente continua ad elaborare l'interessantissima realtà di quella terra isolata, ai nostri antipodi, tra contrasti culturali e naturali che lasciano molto da pensare.
Sbarcare ad Auckland, e sentire per primo il canto del merlo e del passero, é sconcertante. A questo non eravamo preparati, come non eravamo pronti a constatare che l'allevamento intensivo ha preteso il sacrificio di buona parte della straordinaria flora endemica, e della fauna connessa.
I Parchi nazionali lottano strenuamente per contenere i "pests", specie introdotte con totale incoscienza dai coloni e che stanno mettendo a rischio alberi secolari e specie endemiche.
Questa terra senza predatori, a parte la gigantesca aquila che predava i moa, estinta insieme ad essi in epoca  Maori (i quali sono sbarcati tra 800 e 1000 anni fa, appena) doveva essere un vero Eden, pieno di uccelli di cui molti inabili al volo, nutriti dai frutti degli alberi e dagli insetti.
Cook, che vi sbarcò nell'800, dovette gettare l'ancora al largo, per poter dormire, tanto intenso era il canto degli uccelli.
Introducendo ratti, gatti, cani,furetti, donnole, opossum, si è scritta la condanna per tante specie uniche al mondo. La metà non c'è più, grazie anche all'avidità europea per le novità "scientifiche" che ha portato nei musei tanti animali uccisi nel loro ambiente. E al disboscamento intensivo per trarre legname e pascoli dalla "Nuova terra del mare"...
La lotta é anche contro i pini della California ed altre piante alloctone, che inquinano la biodiversità originaria.
Questo sforzo nazionale va di pari passo con la trasformazione delle isole, "ripulite" dai predatori, in nurseries per far tornare a numeri sostenibili le specie più minacciate. La storia del recupero del New Zealand robin, da 5 esemplari superstiti agli attuali centinaia,fa ben sperare.

Il nostro viaggio si è concluso appena una settimana fa ma un incidente, per  fortuna non grave, a Fabio non mi permette di trovare il tempo di selezionare le immagini per il blog, per il momento. A tra un po', per i più curiosi un pugno di foto a caso...o quasi.