Domenica 10 settembre è un giorno molto atteso.
Il pomeriggio, infatti, molti di noi si sono prenotati per andare al capanno degli orsi, gestito da Pekka.
In mattinata, mentre Alessandro e Kari vanno a visitare un sito molto bello, in Russia, dove nidifica il falco pescatore, e un altro gruppetto esce con il cannocchiale e osserva un bel gruppo di smerghi minori su un lago, io decido, con altri, di andare alla Kuusamo Hall a vedere le proiezioni di Hannu Hautala sul picchio nero, magnifico uccello che lui conosce e documenta da anni. Da noi si trova nelle regioni alpine.
Slides emozionanti, mentre il grande fotografo finnico parla nella sua lingua, ma poco, com'è suo stile: parlano le immagini.
Non solo quelle eccezionali del picchio, ma dei dettagli, nel contesto del suo habitat. Partecipo con vero piacere.
L'errore è stato quello di restare per il secondo intervento, di un altro oratore: un fiume di parole a noi oscure, poche slides di motoslitte affondate nella neve, e le immagini di natura tirate via...!
Il pranzo, a buffet servito nella mensa del college, come sempre tra le 11 e le 11,30, ci rifocilla; andiamo ad irrobustire il nostro abbigliamento già pesante, perché il capanno degli orsi non è riscaldato, fa freddo e tira vento. E, naturalmente, pioviggina...
Ore 14,00: si va a orsi!
Pekka, gioviale e alto, di mezza età, ci fa strada nei 45 km da Kuusamo verso il capanno che ha costruito con un accordo, su terreno di un privato.
Abbiamo tutto il materiale da disegno, calzamaglie e cappelli di lana, quando attraversiamo i 300 metri di bosco tra il parcheggio e il riparo; bosco che pullula di orsi, e ne vediamo impronte fresche nel fango. Freschissime. Ma noi non abbiamo paura!
Arrivati al capanno-che è doppio, con vari affacci- ci rendiamo conto che:
se teniamo i vetri chiusi, saranno rigati di pioggia e non vedremo nulla;
se li apriamo , vento freddo e pioggia entreranno e ci bagneranno i fogli.
Dobbiamo scegliere la seconda opzione.
Il paesaggio che si mostra ai nostri occhi è una landa aperta, con un albero secco in mezzo; a sinistra c'è la foresta, e molto lontano altre file di alberi. Gabbiani e corvi imperiali in attesa a terra, e, su un albero, l'aquila di mare dalla coda bianca, con un giovane.
Tutto è bagnato, fangoso, e la luce fioca: il capanno è al buio.
Pekka ci rassicura che gli orsi arriveranno;
suo figlio ha sparso scarti di salmone un po' dappertutto, appendendone anche agli alberi.
Ci appostiamo: più fortunati quelli che hanno scelto le finestre verso il bosco. Poco dopo Pekka esclama: bear!
All'inizio, tra i tronchi scuri e distanti, non vedo nulla.
Ma poi una massa enorme, rotondeggiante, colore del fango, si muove e si affaccia sulla radura.
E poi, un'altra, e un'altra...
Ma appena la poca luce sfiora quelle montagne di pelliccia, un morbido riflesso dorato si disegna sulla groppa, la testa e le scapole.
Ho con me solo la compattina e il cellulare.
Non riesco a gestire il binocolo, una fotocamera più evoluta e i pastelli oltre che il guanto!
Non ho tre mani, e neanche due: ne ho una, da sempre, e qualche limite me lo impone.
Quindi scelgo l'emozione del disegno.
Avevo già fatto degli schizzi di Yoga, un'orsa marsicana "difficile" che vive in un recinto al Parco d'Abruzzo, ma molti anni prima e molto da vicino.
Qui si trattava, vedendo poco e male, di affrontare dei giganti lontani, in movimento e interazione. Dopo i primi tre, altri erano entrati in scena, anche una femmina col piccolo, prudentemente lontana dai maschi. Totale: 11.
Voglio solo disegnarli, entrare in quello stato di grazia che è il rapporto tra occhio, mano e soggetto, qualcosa di profondo, inspiegabile e creativo, che mi emoziona e da' il benessere unico della concentrazione totale.
Dai primi goffi schizzi a matita, capisco che l'umidità fa rifiutare alla carta perfino una mina morbida come la 2B: traccia segni evanescenti.
Passo quindi ai pastelli secchi, miei fidi compagni di viaggio,la cui morbidezza ben rende il soffice mando dei plantigradi grassi e pacifici.
Le loro masse sono eleganti, le linee fluide: un piacere. Ma la luce cala sempre di più...
Voglio passare al colore. L'albero mi invita al confronto, verticale con orizzontale, una grandezza vegetale che ridimensiona la massa dell'orso.
Ma mi rendo conto, con molta stizza, che ho dimenticato di prendere la lampada frontale, che avevo appositamente portato da Roma!
Come fare a scegliere il colore giusto, se non lo vedo?
Comincio comunque, accanto ad Anne; poi il proprietario del terreno, molto contento di vedere qualcuno che disegna, mi fa luce col suo cellulare. Risolto! Procedo spedita, ma intirizzita. Ecco il risultato.
Dopo un po' gli orsi spariscono, e anche se Pekka dice che torneranno e si avvicineranno, io ho lasciato il marito al college con la febbre e vorrei non ammalarmi pure io! Quindi io e Anne approfittiamo di un passaggio di Kari, che deve portare Renato all'aeroporto, e rientriamo.
Diluvia a Kuusamo, e dobbiamo fare la spesa e la cena per tutti. Quindi, nel nostro migliore abbigliamento da cerimonia, con la mantella di plastica e gli scarponi, andiamo al market... Vi risparmio la foto perché Anne potrebbe denunciarmi!!!😃😃😃
Chi è rimasto al capanno ha potuto effettivamente godere la vista degli orsi vicini, anche con i piccoli.
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Foto di Federico Gemma (part.) |
E al ritorno hanno trovato un'ottima cena calda !