In un mondo globalizzato, le piante e gli alberi hanno viaggiato quanto e con noi umani, spesso trapiantate in posti lontanissimi dai loro suoli. Dimostrando una capacità di adattamento straordinaria, è ormai più facile incontrare piante che sono tra noi da poco più di un paio di secoli, piuttosto che le native, originarie dei nostri territori.
Nel Parco del Castello, a L'Aquila, arrivo con il mio blocco DaCapo della Schoeller- carta riciclata di ottima qualità- cercando tra i magnifici alberi, quasi tutte conifere, un soggetto adatto ad essere disegnato, in quanto non coperto da altre essenze.
Da lontano, questo bell'esemplare mi attrae per i suoi rami dolcemente incurvati. La luce del pomeriggio è morbida per via di un velo di nuvole che lascia filtrare il sole; risaltano le sommità dei rametti con gli aghi umidi, luccicanti.
Solo dopo ore di lavoro, in bilico sullo sgabello che si sta rompendo, mi avvicino per osservare i dettagli degli aghi, e scopro trattarsi senza dubbio di un Cipresso; le squamette appressate non lasciano dubbi. Grazie alla app PlantNet viene subito identificato, credo a ragione, come Cipresso dell'Arizona.
Questo Stato americano è famoso per il Grand Canyon, la Monument Valley, i saguari e il Sonora desert. Eppure leggo che ha un clima mediterraneo, e alture boscose. Il botanico che ha scelto di inserire questa essenza nel Parco del capoluogo abruzzese aveva ragione: si è acclimatato benissimo.
La tecnica è china, con un Penbrush extra fine.
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